martedì 31 maggio 2016

Il viaggio di Anna


Oggi cambio tema e faccio un post personale. Lo so di solito parlo di scemenze o delle solite cose, quindi improvviso questo post così alla veloce prima di riprendere a studiare. Voglio parlarvi dei posti più belli che io abbia mai visitato, o meglio, quelli che mi sono rimasti nel cuore. Portate pazienza e godetevi questo papiro di storie e avventure!

Mi è sempre piaciuto viaggiare, specialmente con i miei amici o i miei genitori. Mi sono affezionata a 2 posti in particolare, che mi hanno rubato il cuore: l’Irlanda e il Perù. Quindi vi parlerò soprattutto di questi.

E allora iniziamo: a quanti di voi piace viaggiare?



Io di paesi ne ho visitati, molti, nonostante la mia breve vita, se non per ragioni di lingua o vacanza per lavoro. E perché no, anche per studio visto che mi trovo temporaneamente in Spagna per l’università. Sono stata in Francia, sulle sue coste e nei suoi castelli, sulle sue montagne, come su quelle svizzere. Sono volata fino nella gelida e triste Danimarca travestendomi da Leonardo da Vinci che “allenava” Michelangelo (interpretato da Simona, una mia cara amica con la pazienza di una santa) con Eye of The Tiger come sottofondo, e dalla madre di Bohr per degli stupidi video; sono andata in Croazia, dove mi sono tuffata da una graziosa barca per nuotare tra stelle marine e pesci colorati in mezzo al mare. Ho volato sulle ali un kitesurf nell’ oceano Atalntico, alle Canarie e ho visto il tramonto al Café del Mar di Ibiza con una mia cara amica che mi aveva ospitata nella sua casa.


E dopo le tante vacanze rilassanti o scolastiche arrivano i viaggi per me più significativi.

 A 16 anni decisi di andare a Londra per migliorare il mio inglese e cercare un lavoro estivo che mi permettesse di mettere qualche soldo da parte. Esperienza molto istruttiva, che mi ha fatto pensare molto. Ho passato due mesi nella capitale britannica a lavorare come cameriera nel centro, in uno dei locali più votati su TripAdvisor (cosa che mi sorprende molto), andando a scuola di inglese la mattina.

È stano tremendamente faticoso. Il primo mese vivevo nella periferia londinese, lontana dal centro e dalla scuola e avrò dormito una media di 4 ore a notte. La prima settimana mi sono ambientata, ho
Questa era una tabella dei turni settimanali,
dove C sta per chiusura, ossia a orario tra le 3 e
le 5 del mattino
iniziato il corso e conosciuto persone fantastiche, vissuto Camdem Town, visitato il meraviglioso Natural History Museum, comprato quintali di libri e ho fatto qualche colloquio. Devo dire che al sentirmi chiedere “sei fidanzata? Pensi di rimanere qua a vivere? Cerchi marito?’’ per essere assunta è stato snervante. Al terzo finalmente sono stata assunta in un locale di cui ometto il nome per ovvie ragioni. Con la promessa di 200 sterline a settimana (che aumentavano di 10 fino a raggiungere un massimo di 250), un minimo di 56 ore lavorative settimanali e un giorno libero scelto dal capo accettai. E qua potrei benissimo dire: “ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare’’.


Ho imparato davvero molto da quell’ esperienza. Per esempio, sapevate che il vino rosé si fa diluendo vino rosso con bianco? Io no! Avrei molto, troppo da ridire sulle condizioni igieniche dei locali londinesi, che mi hanno fatto davvero vomitare (ma davvero!). Topi che giravano in cucina, profiteroles rancidi serviti o caduti per terra e rimessi sul vassoio, spremute di arancia diluite con il cartone del supermercato, carne scaduta e servita ai tavoli, pasta precotta e conservata aperta in mezzo alla cucina e tirata in padella con il condimento. Per non parlare del carrello dei dolci, che è stata la cosa forse più disgustosa che abbia mai visto in vita mia: appartenente al XIX secolo e soprannominato dalle mie colleghe “il settimo figlio di Mr. Roger’’, aveva due dita di muffa su un ripiano ed era mezzo ghiacciato sull’altro. Nota: rimuovere la frutta ammuffita dalla macedonia non la rende fresca, come nemmeno aggiungerne altra per coprirla.

Ahhhh poi potrei parlare del mio capo per giorni! Uno stronzo coi fiocchi. Turco, proprietario della maggior parte dei locali centrali di Londra (insieme alla sua famiglia), falso come pochi ma ammetto che sapeva giocarsi bene le sue carte. Insieme alla seconda capa mi chiamavano “our golden goose’’ visto che facevo un minimo di 100 sterline di mancia a sera, che si intascavano loro, e visto che ero italiana, molto socievole e apprezzata dai clienti (che tornavano spesso o chiedevano espressamente di me). Insomma, il mio gruzzoletto me lo sono messa da parte, più di quanto una qualunque cameriera 16enne avrebbe mai guadagnato in Italia probabilmente, ma turni da 10-12 ore in piedi se mi andava male, fatti in gonna e paperine sono da suicidio.

In compenso ho imparato a diffidare da certe persone. Pensate una volta sono anche stata scambiata per una prostituta da un coreano mentre davo volantini. Ho conosciuto persone meravigliose da tutto il mondo e sono ancora amica di una meravigliosa famigliola svedese con cui scambio lettere e disegni ogni tanto. Ho anche visto la parte corrotta di Londra: andiamo, nessun napoletano a cui devo prestare particolare attenzione e servirlo con ingredienti apposta per lui parlando esclusivamente italiano, ritirerebbe mai da un proprietario di ristoranti una somma di denaro mandando uomini due volte a settimana senza un motivo, non me la bevo.

Ma concludo con questa mia microbiologica esperienza (termine decisamente appropriato) e passo ad altro.

Un luogo mi ha rubato il cuore per primo: l’Irlanda. Ci sono stata in vacanza per due anni di fila alle medie e mi sono innamorata delle sue lande verdi, dell’incantevole pioggia che dava alla terra e alla natura la brillantezza di una pietra preziosa. Cork, Waterford e i loro dintorni mi hanno rubato l’anima con i loro cavalli, la loro quiete. Il secondo anno che ci andai, poi, presi la prima cotta della mia vita per un ragazzo più grande, con cui passai dei momenti fantastici, anche se bizzarri. Cara Irlanda, sei riuscita a donarmi dei ricordi meravigliosi!



Il secondo posto che mi ha rapita ha costituito una parte della mia tesina di maturità (molto personale e bella, a tema “Il Viaggio”,chissà, forse un giorno la condividerò con voi) si trova in un altro continente, a più di 1400 km di distanza dalla mia casa. Si tratta della Foresta amazzonica. A 17 anni seguii mio padre a un congresso di medici e veterinari di fama mondiale, leader industriali e ricercatori pazzeschi, in Perù, a Lima. Il congresso era di 4 giorni e gli organizzatori non sono stati economici, diciamo. Mi ricordo ancora il giorno quando mio padre mi chiese di andare con lui, era una sera di marzo:


-      Anna senti, mi hanno chiesto di andare a Lima, tutto pagato in prima classe per una persona o per due persone in seconda classe. Andarci da solo non mi va, e se ci andassimo insieme?

E poi ancora:

-     Stare lí solo per 4 giorni non ne vale la pena, e se allungassimo di una settimana e visitassimo qualche posto? Non so Machu Picchu o la Foresta Pluviale… cosa preferiresti? […] Ah ma tanto lo sapevo che avresti scelto di andare a caccia di anaconda in mezzo alla pauta amazzonica!!!

È stato uno dei viaggi più belli della mia vita e attendo con ansia di terminare i miei studi per poter far parte di quella associazione come socio e non accompagnante questa volta. Ho parlato con persone fantastiche, al diavolo il mio inglese (che al tempo era lievemente maccheronico), conosciuto premi Nobel, geni della medicina e proprietari di centri di ricerca, università, che se ci penso ancora oggi mi commuovo per tale opportunità. Non sarò mai grata abbastanza ai miei genitori per aver avuto tutto, per quello che hanno fatto per me.

In quei quattro giorni nella capitale peruviana ho visto cosa veramente vuol dire essere poveri. Una metropoli da 12 milioni di abitanti, sporca, dove la gente si fa pere di eroina in mezzo alla strada, si prostituisce dalla più tenera età, non ha né luce né acqua per vivere è stato devastante. Lima è talmente tanto una città di merda (perdonatemi il latinismo) che nemmeno sotto tortura ci andrei a vivere. Com’è possibile che ci siano ancora persone che vivono così nel mondo?

D’altra parte la seconda tappa del viaggio è stata meravigliosa. Siamo andati a Iquitos, la più grande città peruviana irraggiungibile se non attraverso il Rio o con aereo. Da lì la nostra meravigliosa guida Basilio, cresciuto nella più assoluta povertà ma intelligente, colto, felice di imparare, ci ha portato per centinaia di chilometri con una barchetta lungo il Rio delle Amazzoni fino a raggiungere il nulla. E per una settimana ho vissuto con mio padre sugli alberi, tra tarantole e zanzare, anaconda, boa, tapiri obesi e animali che probabilmente Dio ha creato da sbronzo perché sembrano degli scherzi della natura. Ho pescato piranha e vissuto con 1 ora di elettricità al giorno, giusto per ricaricare la macchina foto, mangiando papaya e banane, riso e altri prodotti tipici.

Ho ritrovato le mie radici, chi l’avrebbe mai detto, nel mezzo del nulla, anzi del tutto! Della natura! Seppure il caldo e l’umidità fossero insopportabili è stato meraviglioso. E qua non posso che dire: grazie papà, grazie mamma, per essere dei medici fantastici e dei genitori insuperabili.


Concludo questa serie di racconti di viaggio con il più recente: (un pezzo del) Camino di Santiago! Fatto giusto un anno fa per festeggiare la fine degli esami con qualche compagno di università. E così zaino in spalla e con il minimo indispensabile dietro abbiamo preso il primo treno per Pamplona, da dove siamo partiti, per assistere a San Fermin, dove si fa la famosa corsa dei tori in mezzo alle vie della città. Il dubbio gusto degli spagnoli e i loro metodi di divertimento mi lasciano sempre sbigottita, ma che posso farci… dopo un paio di giorni passati a bere birra e guardare fuochi d’artificio vestiti di bianco e rosso, siamo partiti a piedi per la nostra avventura.

Abbiamo fatto 150 km circa in 5 giorni da Pamplona a Logroño, in Rioja, regione spagnola dei vini tra colline e lande, a luglio. Ora, non dico di essere stata fuori forma (anzi tutt’altro) ma se volete uccidervi e distruggervi ginocchia e piedi questo è il modo giusto: condensare una marea di chilometri a piedi, con a spalle uno zaino di 10 chili e 4 litri d’acqua (che non troverete per chilometri durante il viaggio, se non imbevibile da fontane a random). Esperienza sportiva non male devo dire,
mi sono anche innamorata di un paesino stupendo, Estella, antico, dove il mercato della domenica mattina e le caffetterie con pane e dolci appena sfornati mi hanno regalato una tranquillità fantastica.

Più che esperienza sportiva però per me è stata una vacanza meditativa: quando cammini per ore, anche se con amici, passi del tempo in silenzio pensando al passato, al presente e al futuro, a te stesso. I paesaggi rurali poi mi hanno riportata alla mia infanzia, quando giocavo nei campi delle langhe tra noccioli, boschi e vigneti, a quando mi arrampicavo sugli alberi per raccogliere fichi e ciliegie. Se poi si viaggia con amici il divertimento è assicurato! Quante risate ho fatto in compagnia dei miei impavidi e strampalati avventurieri, e delle persone incontrate durante il viaggio! Serate di musica, balli, risate e relax mi hanno scaldato il cuore, a me, che mi considero un animale solitario, asociale e scorbutico al massimo.

E così vi ho raccontato 3 dei miei viaggi più importanti: uno per il cuore, l’infanzia, l’altro per la mia passione e le mie origini, l’ultimo per la mia libertà. Eppure sono ancora in viaggio, lontana da casa, sola con me stessa e il mio desiderio di diventare una veterinaria e cambiare il mondo. Seppure le mie ambizioni siano grandi però e sia ancora giovane, attendo con ansia il momento in cui tornerò a casa e potrò godermi la mia tanto desiderata pace.

Per adesso, il mio viaggio continua. La mia meta? La felicità.


Ma ora lascio parlare voi, se avrete voglia di rispondere: quali sono stati i vostri viaggi più bello e/o significativi?

Lima, foto di copertina della mia tesina.

La città continuava a ricordarmi la Russia – le auto della polizia segreta irte di antenne; donne con fianchi massicci che leccavano gelati in parchi polverosi; le stesse statue gonfiate dalla retorica, l’architettura da torta nuziale, le stesse strade non proprio diritte, che danno l’ illusione dello spazio infinito e non portano in nessun posto.
(Bruce Chatwin, In Patagonia, 1977)


15 commenti:

  1. Bel reportage stella!
    Ci credo che una vita così da vaggiatrice, per lavoro o studio o vacanza è relativo, ti bbia aperto gli occhi sul mondo.
    Soprattutto quella lavorativa..
    Chapeau!

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    1. Grazie carissima :D il mio più grande viaggio per ora è dovuto allo studio, ma secondo me è molto importante fare esperienze lavorative il prima possibile quando si è giovani per poter capire il valore del denaro e quanto costa effettivamente guadagnare...

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    2. Hai perfettamente ragione!
      Se i soldi si guadagnano col classico "sudore della fronte" hanno un valore diverso da quelli chiesti a mammà o9 peggio ancora presi dal portafogli di mammà

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    3. Esatto. Purtroppo però di persone e ragazzini che non capiscono questo concetto ne conosco troppi. I miei hanno fatto solo bene a incoraggiarmi a lavorare! È molto più gratificante anche comprarsi qualcosa coi propri soldi che con quelli guadagnati da altri :)

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    4. Nostra figlia non ha mai lavorato in estate però le davo uno stiendietto col qulae doveva arrivare a fine mese. In cambio, farsi il letto, apparecchiare e sparecchiare.. cosette così. Poi quando ci ortavano la legna ed era da mettere in legnaia, un tanto all'ora. Lo sai che non li spreca??? :)

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    5. Anche io me la cavavo con cose simili quando passavo le estati in campagna :) tra tosare erba, spostare pietre per muretti e aiuole, rastrellare ecc.
      Meno male che non li spreca però! Io ammetto che ogni tanto qualche sfizio me lo tolgo, anche se non ha molta utilità...

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  2. Quanti viaggi hai fatto! Io non sono mai stata fuori dall'Europa, ma almeno ho avuto la fortuna di visitare Londra in compagnia di una londinese e il sud della Finlandia con un'amica finlandese. Farsi guidare da una persona originaria del luogo è molto bello e ti permette di scoprire attrazioni nascoste. Certo, non è come passare un periodo vivendo all'estero, ma in mancanza di questa possibilità...

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    1. Ho sempre appoggiato l'idea di accompagnare amici nella visita del proprio paese, è il modo migliore di viaggiare! Scopri posti nascosti e meravigliosi, assaggi il vero cibo del luogo e ti diverti, senza la fretta e l'ansia di un viaggio programmato.
      In realtà poi viaggiare tanto non fa nessuna differenza, ciò che importa è cosa ti lascia ciascuna esperienza, anche se andassi solo a 20 km fuori dalla tua città o se stessi a casa, a scrivere e sognando terre lontane :)

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  3. Devo ancora abituarmi al cambio di grafica.
    Io comunque non amo viaggiare, sono piuttosto sedentario, già nel canavese mi sento straniero in terra straniera...

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    1. Lo so è stato un po' improvviso!
      Alla fine però la metà di ogni viaggiatore è una: casa.

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    2. Meta* che cavolo, devo sempre far pasticci col telefono...

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  4. wow hai visitato tanti posti meravigliosi :) Sicuramente il posto che porto nel cuore è Londra, l'ho visitata qualche anno fa per motivi di studio insieme a delle amiche e davvero mi ha lasciato tanto, sia come cultura, sia come luoghi, sia come persone meravigliose che ho conosciuto (alcune ancora le sento). La cosa veramente bella è stata godersi la città quando ancora non c'erano gli smartphone o comunque poco prima del loro boom. Usavo le cartine, fermavo i passanti, si chiacchierava amabilmente con le persone e non si stava sempre attaccati ai social.

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    1. Si, vero :) Anche io sono molto affezionata a Londra seppur non sopporti le città in generale. Però le persone che ho conosciuto (londinesi d.o.c.) erano davvero carini! Ricordo ancora l'incredibile gesto di un autista di pullman che vedendomi quasi in lacrime smontare da un turno lunghissimo e ammalata, nel mezzo della notte in periferia deviò l'autobus e mi portò quasi davanti a casa... è stato molto gentile. Poi i suoi musei, negozietti, libreire...fantastici!
      P.s.: io sono ancora all'antica, uso cartine e passanti perchè non ho internet sul telefono :D

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    2. Fai bene a non averlo! Io dopo molto ho ceduto per motivi di studio perché dovevo essere reperibile e spesso i cambi di lezione ecc.. Vengono comunicati via email o dagli amici sui vari gruppi universitari quindi è stato un cambiamento necessario ! I musei di Londra sono davvero bellissimi infatti ci voglio tornare presto :) per il resto non ho viaggiato moltissimo, ho visto una parte della Cornovaglia, la Grecia del nord qualcosina e ho girato un po' l'Italia ! Punto a viaggiare di più appena possibile :)

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    3. Io ormai me ne frego dei cambi orari, al massimo sfrutto il wi-fi dell'uni o se è un'urgenza in ospedale mi chiamano, quindi ne faccio a meno (anche perchè voglio proprio un po' di santa pace senza messaggi continui da gruppi e persone). Viva l'asocialità! ;)
      Non saprei consigliarti posti al di fuori di quelli che ho citato nel post lo ammetto. La Francia non mi fa impazzire poi, personalmente meglio una fuga di un weekend in mezzo al verde in Italia! Ormai sono abbastanza stanca di stare sempre lontana da casa, in fatti quest'estate zero viaggi. Mi ''riposerò'' facendo un tirocinio nella mia città e bom.

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