Titolo curioso vero? Chissà quanti
di voi ne hanno colto il significato. Ma di cosa vi parlerò mai? Lavoisier?
Fisica? Chimica? Anche, ma a modo mio. Oggi vi parlo di un simbolo a me molto
caro: l’Uroboro, anche detto ouroboros o oroboro. E cosa centrerà mai con il
titolo? Lo scoprirete leggendo.
Non so se vi ricordate, tempo fa
vi raccontai una mia stranezza: ho 5 piercing sull’orecchio destro, anche se l’idea
originale è di farne 7, con un preciso significato (amore, amicizia, passione,
sogno, arte, scienza e me stessa). Il primo dal basso, che rappresenta me
stessa, volevo caratterizzarlo mettendoci un orecchino proprio di un Uroboro,
che cerco da anni e non ho mai trovato (ma alla fine ho deciso di costruirmelo
da sola). Detto ciò, iniziamo a parlare di questo simbolo.
Quando vogliono scrivere il Mondo, pingono un serpente che divora la sua coda, figurato di varie squame, per le quali figurano le Stelle del Mondo. Certamente questo animale è molto grave per la grandezza, si come la terra, è ancora sdruccioloso, perché è simile all’acqua: e muta ogn’anno insieme con la vecchiezza la pelle. Per la qual cosa il tempo facceno ogn’anno mutamento nel mondo, diviene giovane. Ma perché adopra il suo corpo per il cibo, questo significa tutte le cose, le quali per divina provvidenza son generate nel Mondo, dovere ritornare in quel medesimo.
Hieroglyphica,
Orapollo, V secolo d.C.
“Uroboros” è un termine di origini greche che significa “divoratore della coda’’ ed è uno dei
simboli mistici più antichi esistenti: in generale è rappresentato da un
serpente (o drago) che si mangia la propria coda creando un cerchio, ma nel
corso del tempo ha assunto forme leggermente differenti.
Non ha né un inizio né una fine,
sembra immobile e in movimento allo stesso tempo, sparisce divorandosi, eppure
esiste. Ciò ha molteplici significati: la ciclicità delle cose, della natura
creatrice e distruttrice, vita e morte, che plasmano l’energia dell’universo in
un eterno rinnovarsi.
Il serpente in sé, è uno dei
simboli più antichi e diffusi nelle culture di tutto il mondo, come quelle mediorientali
o quella di egizi, celti e molte altre, animale considerato sacro, sinonimo
passionalità, morte e fortuna. Le sue caratteristiche sono associate a forze
sovrannaturali e ultraterrene, come il periodico cambio della pelle per
crescere o il veleno, letale e allo stesso tempo curativo, considerato in passato
come un elisir di lunga vita; seppur siano credenze antiche, hanno un
fondamento dimostrabile con il sapere odierno.
Da un punto di vista biologico l’ecdisi
(muta) è il periodico, costante e regolare rinnovamento della pelle che
permette ai rettili di crescere e raggiungere dimensioni, stadi o colorazioni
differenti. Se il serpente, o rettile, non muta, non cresce e se la pelle si
stacca a pezzi e non in una volta sola è sintomo di problemi, causati da patologie,
infezioni, malessere dell’animale e un ambiente inadeguato per il suo
benessere.
Il veleno di alcuni serpenti
invece viene ampiamente utilizzato nella medicina estetica, in creme antirughe,
iniezioni per non invecchiare, rimanere “giovani per sempre” e nella cura dei tumori.
Per esempio quello delle vipere Cerastes
cerastes e Macrovipera lebetina contiene
un enzima, la fosfolipasi A2, nota per la sua attività antitumorale e
antiinfiammatoria, oltre a possedere proprietà antimicrobiche, che lo hanno
reso ideale per la preparazione di molti antibiotici. Alla fosfolipasi A2 si
aggiungono anche le metalloproteasi, la disintegrina, la L-amminoacido ossidasi
e molte altre sostanze che sono odiernamente studiate per la cura di patologie
neoplastiche.
È anche simbolo prediletto di
maghi e occultisti ed è presente nella tradizione gnostica: il serpente aveva
destato nel cuore dell’uomo la bramosia di conoscenza causando così la cacciata
dal Paradiso terrestre.
Il “Serpens qui caudam devorat” rappresenta l’idea che l’intero universo
sia un’entità, un organismo unitario, di cui le singole parti, qualunque
distanza le separi, sono legate tra di loro in modo necessario.
L’Uroboro è il serpente capace di
morire e rinascere continuamente: rappresenta l’infinito, l’eternità, la rinascita
e l’immortalità.
L’antica alchimista Cleopatra usa
questo simbolo nella sua “Crisopea” come emblema per fabbricare l’oro: il
serpente metà bianco e metà nero (come lo Yin e lo Yang della tradizione
Taoista cinese) rappresenta il bene e il male, perfezione e imperfezione, le due
componenti che costituiscono la materia, Zolfo e Mercurio, uomo e donna, Sole e
Luna che insieme creano il “filius philosophorum”
(archetipo nella filosofia junghiana) o anche la “lapis philosophorum” (pietra filosofale) a seconda delle interpretazioni.
In alchimia, l’Uroboro viene
trasformato in un drago alato per caratterizzare la volatilità di alcuni
composti, risultante da una trasformazione, e in particolar modo rappresenta il
concetto “En to Pan”, ossia “Uno il Tutto”. Questo a sua volta riconduce
alla legge della conservazione della massa che si fonda sul postulato di
Lavoisier “nulla si crea, nulla si
distrugge, tutto si trasforma”.
Tutto si trasforma in mille
combinazioni fino a ripetersi infinite volte in un tempo eterno, in un sistema
finito. Non è forse il fondamento dell’Eterno ritorno dell’uguale di Nietzsche?
Ogni cosa fa parte di un ciclo
che non ha né inizio né fine, si ripete all’infinito, da cui è impossibile
sfuggire: non si può scappare all’eternità, al tempo. Cosa può fare l’uomo
allora se non accettare la sua sorte? La sua vita si ripeterà per un numero
infinito di volte. In questo concetto solo gli uomini superiori possono
apprezzare il senso del ritorno dicendo di sì al passato e al futuro,
trasformando il “così fu” in “così volli”.
Che accadrebbe se, un giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella più solitaria delle tue solitudini e ti dicesse: "Questa vita, come tu ora la vivi e l'hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione - e così pure questo ragno e questo lume di luna tra i rami e così pure questo attimo e io stesso. L'eterna clessidra dell'esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello di polvere!". Non ti rovesceresti a terra, digrignando i denti e maledicendo il demone che così ha parlato? Oppure hai forse vissuto una volta un attimo immenso, in cui questa sarebbe stata la tua risposta: "Tu sei un dio e mai intesi cosa più divina"?
Friedrich Nietzsche, La gaia scienza, Libro IV
Il serpente che si morde la coda
non è forse l’Io con la coscienza? Contiene in sé elementi opposti che alla
fine si congiungono come Io e Tu, soggetto e oggetto, senza mai separarsi. Dal caos
iniziale, dal passato ossia la coda, inizia l’indifferenziazione dell’inconscio
e la totalità della psiche. Il serpente uccide sé stesso e rinasce da sé stesso
in un cerchio infinito autosufficiente.
L’Uroboro è la rappresentazione
dell’infinita attrazione degli opposti e della loro uniformità nell’essere. Rappresenta
l’uomo: luce e ombra, imperfezione e perfezione, anima, il sé, l’incontro e l’unione
di coscienza e inconscio. Così fu e così sarà per sempre.
Quale cerchio, palla e rotondo esso è il chiuso in sé stesso, senza principio e senza fine; nella sua perfezione premondana è anteriore a qualsiasi decorso, eterno, poiché la sua rotondità non conosce alcun prima e alcun dopo, cioè alcun tempo, né alcun sopra e sotto, cioè alcuno spazio.
John von Neumann
Ecco quindi, riassunto, il perché
della mia affezione per questo simbolo. In fondo, poi, si riunisce anche alla
mia passione per rettili e in particolar modo ai serpenti, che tanto mi hanno
dato nella mia vita, gioia, dolore, soddisfazioni e allo stesso tempo mi hanno
portato alla solitudine di chi viene abbandonato per pregiudizi e paure.
A volte penso che non abbia altra
ragione di vivere se non mordermi la coda, divorare il passato, e andare
avanti, nell’incommensurabile solitudine dell’essere, perché da questo cerchio
non ho scampo.
Del serpente mi viene in mente un'altra simbologia nietziechiana, quella del pastore che si addormenta con la bocca aperta e un serpente velenoso vi striscia dentro: per salvarsi gli stacca la testa con un morso e, superati i propri limiti, diviene il superuomo.
RispondiElimina"Quando mai è morto un drago per il veleno di un serpente?" diceva Zarathustra. In fondo, ognuno di noi deve superare i propri limiti :)
EliminaPenso sia uno dei post più belli che abbia letto :) io serpente è di per sé un simbolo molto affascinate e in particolare l'Uroboro. Il modo in cui l'hai spiegato è stato davvero interessante ed esaustivo :) L'idea dei piercing la trovo molto carina (figurati che io ho deciso di farmi dei tatuaggi rappresentativi dei maggiori cambiamenti della mia vita quindi approvo in pieno XD).
RispondiEliminaSono davvero contenta che ti sia piaciuto :)
EliminaHo cercato di spiegarlo in maniera abbreviata anche se originariamente il post era molto più lungo. Che poi dietro ai miei piercing c'è una storia, alcuni per esempio sono stati fatti da una persona che ha determinato fortemente una buona parte della mia vita.
I tatuaggi che volevo farmi io anche erano personali e rappresentavano il mio essere, ma dopo pareri diversi ho accantonato l'idea per adesso.
Il post è increedibile :) i serpenti invece li odio... ne ho il terrore!!! Muoio alla vista di una biscetta figurati.... :(
RispondiEliminaGrazie! Ognuno ha le sue paure bisogna ammetterlo, ma a volte si riescono a superare. Anche mia madre li detestava e lo ha sempre fatto finchè non ha visto i cuccioli della mia prima femmina e come li proteggeva a tutti i costi e si è lasciata aaddolcire :) poi ovviamente quelli selvatici fanno sempre paura...
Elimina"Tutto si trasforma in mille combinazioni fino a ripetersi infinite volte in un tempo eterno, in un sistema finito".
RispondiEliminaCredo, ma potrei sbagliare, che questo concetto sia stato superato da certe particolari estensioni della fisica moderna.
Apri un discorso tanto vasto quanto interessante Ivano, ma ti rispondo in base alle mie conoscenze. Innanzitutto bisogna ammettere che la matematica è il linguaggio della scienza e pertanto non è facile trovare termini appropriati in un linguaggio comune per spiegare certi concetti, e per questo entra in gioco la filosofia, che completa e traduce il linguaggio matematico.
EliminaPremesso questo, la fisica moderna si basa sul concetto che l’universo non sia infinito, ma che neppure possieda dei limiti. Per poter dare una corretta interpretazione della realtà che non può essere osservata e costituire una fonte affidabile di conoscenza, dobbiamo considerare l’opera di Einstein, Lorentz ed Heisenberg: non possiamo scomporre l’universo, la materia in unità che possiedano un’esistenza indipendente ma vi sono relazioni che uniscono il tutto. La massa è energia, la materia ha una doppia natura, corpuscolare e ondulatoria che si esprime con il principio di complementarietà e le distanze si misurano nello spazio e nel tempo. Ma quali sono però i limiti del tempo?
Forse non ha senso chiederselo perché, per citare Giordano Bruno, non è la materia che genera il pensiero è bensì il pensiero che genera la materia e quindi siamo responsabili dell’universo che ci creiamo, che è pertanto chiuso. In esso la materia evolve e cambia costantemente e tende a trovarsi in un determinato luogo in un istante esatto ma incalcolabile. Abbiamo quindi probabilità, non certezze di quello che è e avviene in ogni momento.
E qua si spiega la mia affermazione. Tutto si trasforma, il pensiero, la materia fino a ripetersi infinite volte: nulla sta fermo, non potresti entrare due volte nello stesso fiume perché tutto scorre essendo soggetto al divenire.
Io ho sognato che una dea mi donava un serpente che si morde la coda e da loro ho sempre delle strane sensazioni che non riesco a spegnere
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