venerdì 17 febbraio 2017

A volte ritornano...


…O meglio, a volte ritorno. Specialmente quando lascio delle cose in sospeso. Detesto l’incompiutezza.

Così eccomi, di nuovo con voi (poveretti) con il mio stupido blog, le mie stupide riflessioni e le mie ancora più stupide creazioni. Era ora! Scrivere mi aiuta sempre a tirar fuori le parti nascoste di me, le parole che spesso dalla mia bocca non riescono a uscire.
Questo post, il primo di una lunga serie, vuole essere un po’ liberatorio e generale, come avrete forse notato. Niente recensioni, niente quisquilie, solo una breve chiacchierata per salutarvi di nuovo, con un sorriso, più forte, determinata e positiva che mai.


Cosa mi ha portato a riprendere il blog?

Nostalgia e tempo. Come diceva il mio amato Kundera, “la nostalgia è la sofferenza provocata dal desiderio inappagato di ritornare”. Mi mancava scrivere, mi mancava il tempo e la forza di prendere in mano la mia vita e così mi son detta “ora basta, prenditi cura di te, smettila di voler sempre fare diecimila cose alla volta, non sei Dio, non sei Superman. Goditi la vita e sii felice”.

L’ambizione a volte ti porta a ciò, perdere tempo dietro cose superflue che ti prosciugano le forze e le speranze. Se poi si unisce il tutto a un carnevale di persone completamente deficienti che cercano di portarti in basso con loro, in un baratro di mediocrità, ignoranza e tristezza, allora è la fine.

Negli ultimi mesi, in cui sono sparita ed i miei post sono scemati fino a interrompersi, ho fatto un gran casino. Non lo nego. Ho intrapreso strade per cui non ero ancora pronta, accompagnata da false amicizie e falsi interessati, che sono sfociate in un mare di melanconia e rabbia. Il tutto ha raggiunto il culmine il 28 dicembre, giorno in cui ho rischiato la vita.

Mi dispiace annoiarvi con le mie solite chiacchiere, purtroppo questo non è cambiato, ma sono venuta oggi da voi perché voglio raccontarvi la mia storia, a grandi linee, perché così possiate comprendere che ogni tanto è necessario fermarsi, riflettere e riprendere a vivere in modo da essere felici, senza annegare in un mare di responsabilità, dispiaceri e ricordi.

Dicevo… fino al 28 dicembre. Dopo qualche settimana di ricovero, un periodo di riposo e “riorganizzazione”, ho deciso di cambiare affinché possa stare bene. Tornare indietro a come ero una volta, in fuga dai problemi, sarebbe inutile: il mio viaggio, la mia vita negli ultimi anni mi hanno portato nuovi obbiettivi, esperienze e a un nuovo modo di vedere le cose. Insomma, quando non si può tornare indietro, bisogna soltanto preoccuparsi del modo migliore per avanzare. E, in fondo, non avrebbe senso tornare indietro, il passato è passato e nel bene e nel male ha permesso di essere ciò che siamo.

Ora, è tempo che mi dedichi alle cose che mi piacciono e alle cose di cui ho bisogno. In primis, stare bene di salute. L’incidente ha fatto sì che io debba seguire delle terapie e cure nella mia cara città che tanto mi è mancata, così sono tornata per studiare a distanza e contemplare un possibile trasferimento (che credevate eh? Anna non sta mai con le mani in mano, anche se sta male è sempre multitasking e va a far casino in altre università tra ortopedia e chirurgie varie).

Ma per adesso mi voglio concentrare, oltre che su di me e la mia salute, sugli studi, il blog, insomma… sulle cose che mi rendono felice. Vivere la vita giorno per giorno, lasciando alle spalle il passato, la melanconia, i dolori. È giunto il tempo di godersi ogni istante.

Soprattutto gli studi... 6 chili e 3 per 15 CFU.

E quindi, rieccomi! Con una voglia incredibile di sorridere, ricominciare, scrivere recensioni, poesie, racconti, stupidaggini allucinanti, per divertirmi e, magari, strapparvi un sorriso.

Restate sintonizzati e tenetevi pronti, Anna is back!


Ho attraversato mari, ho lasciato dietro di me città, ho seguito le sorgenti dei fiumi e mi sono immerso nelle foreste. Non ho mai potuto tornare indietro, esattamente come un disco non può girare al contrario. E tutto ciò a cosa mi stava conducendo? A questo preciso istante.


Jean-Paul Sartre



2 commenti:

  1. Sono contento di vedere che sei tornata, un po' meno di sapere che hai avuto ulteriori sfighe.
    Ma Johnny? Lo hai riportato con te a Torino? (anche perché affidarlo ai tuoi ex-coinquilini corrisponderebbe a fargli esplodere il fegato...)

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    1. Le sfighe servono per essere superate e crescere, le accetto a testa alta e vedremo come evolvono :)
      Il ciccione è qua a Torino, con mia nonna che ha già sfoderato pavesini e continua a lamentarsi che le diete dei veterinari servono a far star male gli animali... vabbè!

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