domenica 3 gennaio 2016

Le festività secondo Anna: un ricordo o forse nulla più di un respiro


Come avrete notato, sono stata un po’ assente nelle ultime due settimane. Non mi dilungherò a spiegare i singoli motivi se no non finisco più, ma diciamo che tra lutti, festività, lavoro, parentame e studio ho avuto pochissimo tempo, un nervoso che non potete nemmeno immaginare e l’ennesimo periodo stancante. Ma basta chiacchiere, di cosa voglio parlarvi oggi? Delle festività appena passate secondo il mio punto di vista.




Iniziamo con il giorno tanto amato dai bambini: il Natale.

Molti di noi detestano il Natale: parenti ovunque, una fatica incredibile a preparare pranzi, cene, soldi che vanno via in regali, bagno intasato a causa della marea di cibo ingurgitato e così via. Fino a un po’ di tempo fa nemmeno a me piaceva questa festività per diverse ragioni: non sopportavo i commenti dei parenti, il consumismo che spinge la gente a scialacquare soldi inutilmente, l’ipocrisia delle persone e il celebrare un evento religioso di cui mi interessa poco o niente. Sarà poi che anni fa, quando avevo 13 anni, a mia madre in questo periodo fu diagnosticato il cancro con cui lottò per anni, riuscendo a vincere nonostante le mille complicazioni, cosa che mi ha reso ancora più acerba questa festa.

Insomma, non ho mai trovato nulla di bello se non quando ero una bambina e preparavo i biscotti con mio padre il 24, aspettavo i regali da Babbo Natale e li scartavo con gioia giocando poi con la mia sorellina, di 4 anni più piccola di me.

Ma poi il periodo dell’infanzia, dove tutto è meraviglioso e le responsabilità sono lontane, e quello dell’adolescenza, duro e confuso, per non dire quasi strano, finiscono e si inizia a vedere il mondo sotto una luce differente.

È il secondo Natale in cui provo piacere nel rivedere i miei parenti, nonni, cuginetti e zii che non vedevo da mesi per diverse ragioni, anche per il fatto che ormai vivo per conto mio a chilometri di distanza per via dell’università.
I miei cuginetti.

Rivedere i miei parenti mi ha fatto sin effetto questa volta. Vedo le persone cambiare con il tempo, nonni e zii invecchiare, cugini crescere, altri parenti sposarsi e altri ancora purtroppo andarsene. E al pranzo di Natale inizi a far caso alle persone: lo zio avvocato ormai in pensione che per occupare il tempo crea champagne e liquori a cui dare i nomi più imbecilli, racconta barzellette che durano delle ore, ricamate come se fossero state preparate nello stesso modo di un discorso da fare in tribunale; la zia che elogia le sue doti e sa tutto di tutti come se fosse un investigatore dell’ FBI; i cuginetti che iniziano ad andare a scuola, a parlare, che smettono di credere in Babbo Natale e ormai sono diventati troppo pesanti per essere presi in braccio per giocare; la nonna ipocondriaca che chiede un massaggio per far passare i dolori alla schiena mentre ti fa l’ interrogatorio sulla tua vita amorosa.

Insomma, il tempo passa e nonostante questo giorno si ripeta per decenni nella vita di ciascuno di noi assolutamente nello stesso identico modo tra cene, pranzi, regali imbarazzanti discorsi invadenti ecc. è come se fosse un momento per fare il resoconto della vita, degli anni che corrono via così veloci senza fermarsi, del cambiamento.

E poi arriva il fatidico Capodanno.

Dopo il Natale con i familiari è quasi d’ obbligo passare l’ultimo giorno dell’anno a bere come se non ci fosse un domani in compagnia degli amici. Ecco sarò sincera: non ci vedo nulla di così importante nel festeggiare la fine di un anno.

In primis non sopporto il conto alla rovescia in televisione. Poi apri i social e vedi immagini di riepilogo del 2015, ricevi settecentomila notifiche di auguri di gente che senti 2 volte all’ anno per compleanno e anno nuovo. Persino Facebook ti propone una raccolta delle tue foto da pubblicare in automatico dal titolo “Anna il tuo 2015 in breve”, come se un social sapesse cos’ è veramente successo nella mia vita.

Caro Facebook,

selezioni le foto dove sorrido o sono ben agghindata, le immagini dove sono stata taggata e che hanno un certo numero di like, commenti e condivisioni. Fai sembrare il mio 2015 splendido, un anno dove ho solamente sorriso e scherzato. Ma sai forse degli amici e amori che mi hanno tradito? Sai forse di tutti i sacrifici fatti per lavoro e università? Sai il mio stato di salute? Sai di tutte le persone, amici, parenti, conoscenti e animali che adesso non ci sono più? E dimmi, caro Facebook, sai quante lacrime sono scese? No. Quindi perché dovrei far vedere a tutte le persone che mi seguono il resoconto secondo te, del mio ultimo anno? Non sei tu che vivi la mia vita e non lo sarai mai.

E questo molte persone non l’hanno capito. I social vanno bene per condividere pensieri ogni tanto, per lavoro e rimanere in contatto con alcune persone. I social non sono la tua vita quindi è bene secondo me non averne un attaccamento morboso.

Ma siamo passati da parlare dell’ultimo giorno dell’anno ai social, quindi torniamo a noi. 365 giorni
Opera della mia figlioccia Bianca.
sono tanti e allo stesso tempo non sono nulla. Qual è il valore di un anno nell’ immensità dell’universo, nella vita di un essere umano? Nullo forse, ma in realtà è come un respiro: se viene esalato da una persona malata, triste e consapevole che potrebbe essere uno degli ultimi allora varrà come una vita. Ma se questo respiro è di una persona che è sicura di averne ancora migliaia, miliardi di fronte a sé allora non farà nessuna differenza.
E qui ci differenziamo: dal nostro modo di vivere e dalla nostra posizione sulla linea del tempo della nostra esistenza.

Quindi qua traggo le mie conclusioni: che importanza ha festeggiare la fine di un anno e l’inizio di un altro?
Dipende da ciascuno di noi. Per me è stato un anno di tradimenti, dolore, tristezza, fallimenti, addii e fatica, ma passato in compagnia di persone che hanno reso queste esperienze una forza e le hanno tramutate in un ricordo che mi porterò dietro affinché non dimentichi e non ricada negli stessi errori. È stato un anno di speranze: morte o tramutate in sogni che plasmeranno i prossimi anni e i miei pensieri, le mie scelte.
Per me è stato un anno, che è diventato un sospiro, uno dei tanti della mia vita.

Grazie per aver letto il mio pensiero e buon anno nuovo a tutti!

2015: BEHIND THE SCENES


Pensavate che l’articolo fosse finito qua? E invece no! Ecco a voi i momenti migliori e i più imbarazzanti del 2015 della vostra Blogger fuori di testa! :) 

Per me è stato un anno di viaggi: qui per esempio ero lungo il Camino di Santiago. 150 km condensati in pochi giorni sono da imbecilli...



È stato poi un anno di lavori per trasferire la snake room e aprire il mio piccolo studio, dove tengo i miei libri e animali.


E ovviamente anche l' università ha avuto la sua parte... dal camice chirurgico fino alle eterne pratiche in laboratorio e quelli conosciuti come ''idiot love blob lab partners''.
Con il mio dolce Pegaso a spalle

Pratica devastante in fattoria

Biochimica 3, tra virus ed epatite C
 Facce imbecilli dopo aver passato 15 ore in università no stop...
Credit by Yuval

 I concerti e le serate ad ascoltare rock e jazz con gli amici. 


I coinquilini e le visioni idilliache quando torni a casa: una bomba è esplosa in salotto. Notare il topo di pezza dell' Ikea appeso a testa in giù, il gatto che mangia vestiti sullo stendino e uno dei coinquilini che ripassa in mezzo ai vestiti.


 L' amore per i miei animali... squamati, pelosi e chi più ne ha più ne metta!

Baci con Trifola
Coccole col mio trovatello ormai cresciuto...
Johnny e i bacini alla mamma baffuta...
Si, ho una medusa di peluches in testa e una tartaruga in mano...
Gli amici che mentre dormi ti puntano un pene-pistola in faccia...


E le storiche amiche con cui si va in viaggio e che ti seguiranno sempre, per non farti mancare i momenti imbarazzanti...


I viaggi con il gruppo di amici sciamannati... 



Questo è stato in parte il mio anno, nessuna foto sui social perchè i like non ti rendono felice, ma mi permetto di condividerle ora, dopo tempo, per tenerle nella mente come ricordi.

Saluti dalla vostra amichevole blogger di quartiere ;) 



7 commenti:

  1. Bel post davvero! Fa molto riflettere. Sinceramente io ho perso lo spirito natalizio da quando purtroppo se ne sono andate alcune persone che facevano da collante della famiglia quindi vedo il Natale male (quest'anno più che mai) e un po' rimpiango quei natali che tanto mi annoiavano con cenoni e pranzi interminabili ma in cui forse davvero mi sentivo parte di una grande famiglia. Questo Natale più che mai ho capito che invece la mia famiglia è piccolina adesso... Ma comunque a parte questa malinconia penso sia giusto festeggiare la fine di un anno, non tanto perché se ne va in sé , ma festeggiare quello che esso ci ha portato nel bene e nel male :)

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    1. Non dirlo a me guarda. Ti capisco perfettamente, mia nonna non viene mai ai pranzi e mia madre detesta questa festività.poi quest' anno tra rosari e funerali ho iniziato a pensare alla solitudine e al tempo che passa,le scelte che si fanno ecc. E la vita va avanti.
      Speriamo che sia un nuovo anno pieno di sorprese e felicità ;)

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  2. Anch'io sento poco il cosiddetto "spirito natalizio", ma dopo il passaggio da cristiana ad agnostica penso che sia normale. Però in passato mi sono sempre sentita molto felice di festeggiare il passaggio all'anno nuovo, invece quest'anno ho provato solo indifferenza totale.
    Penso che il nostro atteggiamento verso le festività che scandiscono l'anno (Natale, Capodanno, compleanno) sia dettato anche dal grado di soddisfazione che abbiamo per la nostra condizione di vita. Almeno per me è così, perché ogni volta mi ritrovo a pensare che il tempo passa e io non combino nulla. Però ho sentito anche altri amici fare discorsi simili, quindi forse è un atteggiamento comune.

    Per quanto riguarda la famiglia, credo che sia giusto apprezzare i bei momenti tutto l'anno. Sembrano belle parole e basta, ma me ne sono resa veramente conto l'anno scorso, perché vedo che mia nonna sta cominciando ad avere una certa età e perché mia zia ha avuto dei problemi di salute che, per fortuna, ora sembrano risolti. Insomma, non sono solo io che invecchio, ma anche i miei familiari, quindi è meglio apprezzare i bei momenti insieme, visto che non vivremo per sempre.

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    1. Quoto. Anche per me è stato così, da cristiana praticante sono passata ad atea quindi non mi importa molto di queste tradizioni. Te lo dico per esperienza: un momento di stallo lo passiamo tutti, che sia lavorativo, fisico, memotivo o quant'altro. Tutti, nessuno escluso.
      Solitamente quello che pensiamo e ci affligge viene riflesso nel nostro modo di essere e di agire. Anche se non è sempre vero: alcune persone (me compresa purtroppo) riescono fingere in maniera notevole un sorriso o di essere felici tanto da sembrare forti agli occhi di tutti, come se indossassero una maschera. E magari invece dentro hanno una tempesta di pensieri ed emozioni che li tormentano e rendono festività o eventi di gioia sociali, tradizioni così acerbe e tristi da vedere e comprendere. Quindi è tutto molto relativo, molti dei miei amici e colleghi per esempio mi chiamano "superwoman" perchè mi vedono sempre allegra o fare di tutto per aiutare le persone, intraprendere mille cose, fallire, cadere e rialzarmi e non arrendermi mai. Ma siamo tutti umani, nessuno è più forte o più debole forse, c'è solo chi è piu cretino e chi meno, chi finge meglio e chi peggio. Chi sembra felice e non lo è per niente, chi è triste e lo esterna senza troppi teatrini. Ma condizione inevitabile della nostra specie è quella di pensare alla vita e al tempo che passa. Tutto dipende dal momento in cui siamo della nostra vita e chi ci è accanto per autarci. E se siamo da soli? Beh o si impara a cucire un amico-fidanzato coi ferri o si rimane da soli a combattere coi mulini a vento del nostro cuore e della nostra mente facendoci dare dei pazzi dalle persone attorno a noi.
      Per la famiglia condivido assolutamente, vorrei essere sempre presente per loro e le persone a me care ma essendoci poco mi capita di apprezzare quei momenti in cui rivedo tutti, anche se mi accorgo che magari mia nonna sta perdendo lucidità mentale e a breve qualcuno se ne andrà. Quindi ormai ho capito che è meglio godersi ogni attimo e tenerlo stretto nel proprio cuore e vivere ogni momento come se fosse l' ultimo, perchè poi magari lo sarà davvero.
      Scula il papiro! :)

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  3. Più passa il tempo e più le feste le trovo pesanti. Se con dei parenti non ci si vede né ci si sente mai, perché è d'obbligo la telefonata per fare gli auguri di buone feste? O peggio si deve passare assieme pranzi e cene? O i vicini con i quali non ci si saluta nemmeno, ma via a fare auguri a tutti se non addirittura regali. E vogliamo dire dei tg che prima delle feste ci informano quanti soldi gli italiani spenderanno per cene e regali? Perché son veggenti, ma soprattutto che ci frega?

    P.S. la prossima volta i 150 km li fai con le crocs :D

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    1. Ah questo è verissimo, ci sono dei miei parenti che si lamentano sempre che non li chiamo, che non rispondo alle chiamate, ergo mi sono dimenticata di loro. Da un punto di vista sociale ammetto che anche per me sono pesantissime le feste: falso buonismo e altruismo in ogni dove, persone false e la voglia di comprare un bazooka per far fuori tutte le persone che invadono le vie e non mi lasciano camminare tranquilla -.-''
      Ahahah guarda, se non avessi avuto le mie scarpe miracolose sarei morta xD e non ti credere tempo fa feci la stronzata di andare nella foresta amazzonica con le converse...

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