mercoledì 20 gennaio 2016

La libertà si colora di blu


Sto pian piano riprendendo a scrivere post più regolarmente per fortuna! Basta alla monotonia dei miei articoli! Di cosa vi parlerò oggi? Scopriamolo insieme!

Il blu è inafferrabile.
Blu, o azzurro, è il cielo, il mare, l’occhio di un dio, la coda di un diavolo, una nascita,
un volto cianotico, un uccellino, una battuta spinta, la canzone
più triste, il giorno più splendente.
Questa storia parla del colore blu, e al pari del blu non vi è niente di vero.
Blu è la bellezza, non la verità. In inglese si dice true blue, ma è un giochetto, una rima:
ora c’è, ora non più. È un colore profondamente ambiguo il blu.
Anche il blu più intenso ha le sue sfumature.
Blu è gloria e potere, un’onda, una particella, una vibrazione, una risonanza, uno
spirito, una passione, un ricordo, una vanità, una metafora, un sogno…

Christopher Moore


Ecco che ho deciso di parlarvi di… un animale. Un animale? Già! Un uccello, o meglio, uno psittacide, per essere più precisi. Tutto blu. L’ ara giacinto.



Perché ho deciso di scrivere un articolo proprio su questo animale? Sarò forse impazzita? Insomma, chi se ne frega di uno stupido uccello! Sarà forse così, ma voglio farvi riflettere su un animale il cui rapporto con l’uomo è un po’ particolare. Anzi che è persino più simile all’ uomo di quanto crediate. Riflettere su quella che è la libertà di far parte dell’azzurro del cielo.

Iniziamo dunque con una piccola descrizione: l’ara giacinto, animale che amo moltissimo e che sto studiando da diversi anni, ha un colore che lo rende a dir poco meraviglioso: un blu intenso, profondo che ricorda quello del giacinto, fiore profumatissimo e umile.

Questo pappagallo è il più grande esistente al mondo, con un’apertura alare che può raggiungere il metro e mezzo, e un peso di circa 1,5-2 kg.
Molto raro da osservare in natura è seriamente a rischio di estinzione a causa di bracconaggio e della deforestazione di alcune zone dell’America latina per la costruzione di piantagioni, allevamenti e centri urbani.
Purtroppo gli esseri umani tendono ad agire senza pensare a delle possibili conseguenze, sono senza scrupoli e pongono la propria supremazia su quella di madre natura. Un pappagallo? Uno stupido uccello? A chi mai può importare? A nessuno, forse solo ai cacciatori che li catturano per poi rivenderli come stupendi animali da compagnia.

Ma questi uccelli sono più simili a noi di quanto immaginiate. Lasciate quindi che vi racconti brevemente qualche cosa in più a proposito di questi animali, qualcosa che molto probabilmente non sapete, a meno che non abbiate studiato etologia dei pappagalli.

L’ ara giacinto ha un’aspettativa di vita di 50 anni, ma molti esemplari raggiungono facilmente gli 80 e in rari casi anche i 100. Parecchi anni insomma. Ma cosa faranno mai di particolare per vivere così a lungo? Insomma, sono solo uccelli!
In effetti la loro vita può sembrare alquanto monotona: mangiano, si accoppiano, si riproducono, dormono, volano e così via. Ecco in verità, in questo lasso di tempo che è la loro vita fanno molto di più: per esempio instaurano amicizie.

In natura, vivono in piccoli gruppi di circa 10 individui tra cui si creano diversi tipi di rapporto. Ciascun esemplare seleziona infatti i conoscenti, le antipatie, gli amici ed uno o due migliori amici. Si avete letto bene, migliori amici.
Ciascun pappagallo, sin dall’ infanzia, frequenta altri individui decidendo chi aiutare, con chi volare e con chi mangiare, chi spulciare o a chi sistemare le penne, passando più tempo con quelli che gli stanno più simpatici.
Inoltre, selezionano anche il partner, una figura ben diversa ancora dalla migliore amicizia. 

Chissà che criteri avranno per decidere quale pappagallo sia più adatto!
Non deve essere facile fare una scelta che poi durerà per tutta la vita. Questi pappagalli infatti sono monogami. Hanno uno e un solo partner per tutta la vita e non lo cambiano mai, nemmeno se muore (con rarissime eccezioni). Anzi molto spesso, la morte del “coniuge” porta anche alla propria.
Pazzesco come un animale possa fare una scelta simile! Per giunta, l’amore può sbocciare anche tra individui di specie diverse, dando vita agli ibridi (come l’ara smeraldo). De gustibus…

Insomma, considerando che raggiungono la maturità sessuale verso i 4-5 anni, non deve essere facile stare con qualcuno per circa 45 lunghi anni!

Una cosa molto interessante poi a parer mio, sono le diverse tonalità di voce e suoni che emettono in base al rapporto, se si tratta di un piccolo, un amico, un conoscente o il proprio partner. Ma qui ce ne sarebbe da parlare per secoli.

Andiamo oltre!

Questi pappagalli, purtroppo, soffrono anche di malattie che nella nostra società moderna verrebbero definite come disturbi mentali quali depressione, autolesionismo che possono persino portare l’animale a commettere il suicidio. Scelta non facile. Perché un uccello dovrebbe voler morire di sua spontanea volontà?

Sarò breve, perché questo non è un trattato di etologia né un blog di biologia: la vita in gabbia è una delle principali cause che portano all’ insorgere di disturbi mentali.

Come uccelli sono davvero belli da vedere, possono imitare la voce umana e imparano molti giochi e parole facilmente, il che li rende simpatici. E poi l’animale esotico è sempre di tendenza! Ma come puoi tenere una creatura che vola per circa 8 ore al giorno chiusa in una gabbia, dove a mala pena può muoversi? Come puoi stare dietro per 20, 30, 50 anni o più dietro un animale rumoroso che ha un costante bisogno di attenzioni, stimoli ed è sociale? La gente si annoia prima o poi, e gli impegni soccombono sul nostro interesse per gli animali.
Quindi spesso finisce che queste creature rimangano sole, senza nulla da fare, chiuse in una specie di prigione dove a mala pena possono girarsi. Che vita misera… e la depressione soccombe.

Depressione: di cosa si tratta? È un disturbo dell’umore, che ha tra i principali sintomi la perdita di piacere e interesse per molte attività, anedonia, agitazione, disturbi del sonno e così via discorrendo.
Certo negli esseri umani è più facile trovare delle cure: si prendono farmaci, si parla con medici e psicologi o si iniziano percorsi mirati al miglioramento e alla guarigione del soggetto affetto.

Ma come fare a curare la depressione di un pappagallo?

Molti nemmeno se ne accorgono tra noi esseri umani, figuriamoci con un animale che a mala pena si considera e non parla nemmeno la nostra lingua! E così molti padroni e zoo finiscono per rendersene conto troppo tardi.
In molti casi il pappagallo rifiuta di mangiare, parlare e di fare qualunque cosa. Perché dovrebbe continuare a vivere la sua vita in una gabbia, da solo, senza poter volare libero con il suo compagno e i suoi amici?

Finché poi in molti casi l’animale, preso dalla noia e da altri motivi, inizia a togliersi le piume, una a una in tutti i punti dove riesce ad arrivare con il becco, finché non rimane senza. Questo processo si chiama autodeplumazione e nei casi più gravi può sfociare nell’ automutilazione. Tutto questo dovuto a “cause psichiche comportamentali”: nella psicologia moderna, la psiche viene considerata come il complesso dei fenomeni e delle funzioni che consentono all’ individuo di formarsi un’esperienza di sé e del mondo e di agire di conseguenza.

Dunque, potremmo pensare che anche questi uccelli, possiedano coscienza della loro vita e provino emozioni. Non sarebbe errato se il nostro metodo di giudizio non fosse influenzato dalla nostra concezione antropocentrica dell’essere umano. In fondo questi animali decidono di togliersi la vita, automutilarsi e soffrono di malattie da considerarsi “moderne” come la depressione, per una mancanza: di interessi, di condivisione con qualcuno, di versi, suoni, giochi, scoperte e amore. E Charles Darwin lo aveva capito.

“Una gran parte delle emozioni più complesse sono comuni agli animali più elevati ed a noi.  Ognuno può aver veduto quanta gelosia dimostri il cane se il padrone prodiga il suo affetto ad un’altra creatura; ed io ho osservato lo stesso fatto nelle scimmie. Ciò dimostra che non solo gli animali amano, ma sentono il desiderio di essere amati.”

Anni fa, mi trovavo allo zoo di Londra, con il mio fidanzato di allora per festeggiare il suo compleanno. A un certo punto entrammo nella zona dedicata agli uccelli tropicali e fui entusiasta di scoprire che avevano una coppia di ara giacinto proprio lì. Così mi avvicinai felicissima alla gabbia e vidi il contenuto: due animali silenziosi, indifferenti, mogi. Mi sono parsi quasi consci del loro destino e della loro condizione. Una coppia di pappagalli (forzata per giunta visto che la scelta del partner è stata decisa dai curatori dello zoo), chiusa in una gabbia che non sarà mai abbastanza grande se paragonata all’ immensità del cielo dove questi animali volano liberi per tutta la vita, facendo parte con il loro piumaggio dell’azzurro infinito. E dall’ altra parte, a guardarli, una coppia di umani, senza ali, che non avranno mai la possibilità di librarsi in cielo, ma solo di osservarlo dal basso.

Pensiamo che 50, 80 o 100 anni di vita per un pappagallo siano tanti, ma non saranno mai abbastanza per scoprire l’immensità del cielo.

E allora cosa spinge le persone a comprare un animale come l’ara giacinto? Un animale che non costa come un cane o un gatto, ma la bellezza di 10.000-15.000€ circa (fino a qualche anno fa i prezzi sfioravano persino gli 80.000 o più). Un animale che non vive 10-15 anni, ma vive quasi come un essere umano.

Forse vogliamo una parte di quel blu, il blu del cielo e della libertà che non possiamo avere e che col tempo ci dimentichiamo, lasciando che perda il suo colore e che poi, inesorabilmente, muoia.

“L’inclinazione del blu all’ approfondimento è così grande che proprio nelle tonalità più profonde diventa più intensa e acquista un effetto interiore più caratteristico.Quanto più il blu è profondo, tanto più fortemente richiama l’uomo verso l’infinito, suscita in lui la nostalgia della purezza e infine del sovrasensibile.”

Vasilij Kandinsky

Vincent van Gogh, Sulla soglia dell'eternità

4 commenti:

  1. Ti faccio notare che c'è stata un'invasione di campo :P scherzi a parte, il blu è uno dei colori che preferisco e l'Ara Giacinto lo esalta al meglio.
    Sinceramente, però, tutti gli uccelli, pappagalli compresi, mi piacciono liberi: vederli in gabbia mi mette un'enorme tristezza.
    Buona notte collega ;)

    Poiana

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    1. Rispondo in ritardo causa esami, grazie!Eh già sta volta ti ho rubato tema! :P è un animale davvero stupendo, soprattutto se visto dal vivo, come tutti i pappagalli d'altronde. Sono però anche degli ottimi amici se si aiutano si instaura un buon rapporto con loro :)

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  2. "Un uccello in gabbia a tutto il cielo mette rabbia" (William Blake)
    Comunque ho visto anche altri animali soffrire di depressione e di altri sintomi psichiatrici dopo una prolungata incarcerazione in gabbie troppo piccole. Per questo zoo, circhi, ma anche negozi di animali sono un orrore che andrebbe debellato.
    Altro sul tema potresti leggerlo in Palomar di Calvino.

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    1. Tutti gli animali che possiedono un sistema limbico vero e proprio e vengono chiusi in un ambiente artificiale tendono a soffrire di problemi psichiatrici. Circhi e zoo sono come dei campi di concentramento; giusto l' anno scorso mi è capitato di seguire uno studio sul comportamento di ciascun animale dello Zoo di Valencia. È stato deprimente, non uno che fosse normale e sano.
      E poi c'è Trifola, che si fa venire un' alopecia da stress ogni volta che sparisco più di 2 giorni. Mi ha fatto una tenerezza incredibile, povero botolo...
      Lo leggerò volentieri, mi manca! Grazie per il consiglio :)

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