giovedì 21 aprile 2016

Storia della chirurgia: parte prima


Come alcuni di voi sanno, studio veterinaria. Ma in realtà ho sempre avuto una grande passione per la medicina in generale, specialmente per la chirurgia. Mi sembrava giusto quindi, scrivere una serie di articoli per raccontarvi le origini di questa disciplina, che un giorno spero di poter praticare. Spero vi interessi e vi affascini almeno un po’!
E iniziamo quindi con il primo di una serie di articoli, per percorrere insieme l’evoluzione di una disciplina che ha cambiato il mondo e unisce magia, arte, scienza e tradizione, ma che a contempo è anche raccapricciante e folle. Buona lettura!



Storia della chirurgia: 1ª parte

L’ abolizione del dolore in chirurgia è una chimera. Bisturi vorrà sempre dire dolore.
Dr. Alfred Velpau, chirurgo francese, 1839

Dagli Egizi all’antica Grecia

Si pensa che la chirurgia sia una disciplina moderna, sviluppatasi soprattutto negli ultimi decenni e nata appena qualche secolo fa. In realtà la sua origina risale a millenni e millenni fa, trovando le sue origini nell’ Antico Egitto.

All’epoca dei faraoni, vi era già una forma di curare alcune patologie, seppur in maniera molto rudimentale e mischiando religione e magia con la medicina. Un primo trattato di chirurgia venne scritto nel 2700 a.C. dal sacerdote Imhotep che alla sua morte venne deificato e riconosciuto come dio della medicina.
Successivamente venne scoperto un trattato risalente al 1600 a.C., che oggi si conosce con il nome di papiro di Edwin Smith e raccoglie ben 48 casi clinici, dove si distinguono diversi traumi, tumori e fratture, con le rispettive cure utilizzate e gli strumenti chirurgici adoperati. Vengono descritte amputazioni, trapanazioni effettuate a mano senza alcuna forma di anestesia previa, talmente dolorose da causare spesso la morte del paziente durante il trattamento.


Un esempio: per operare una ferita profonda si procedeva facendo un’incisione con coltelli utilizzati per la mummificazione, e dopo aver effettuato le dovute riparazioni, si procedeva a chiudere l’apertura con le stesse cuciture utilizzate per l’eviscerazione delle mummie. Si continuava poi ponendo carne cruda sulla ferita legata con delle fasce, per fermare la fuoriuscita di sangue, per un giorno; infine si ricopriva con unguenti che potevano essere di gesso e miele per impedire infezioni, sali di rame e sodio per diminuire le secrezioni e aiutare la cicatrizzazione, oppure foglie di salice e ammoniaca per curare le infiammazioni.

Nel papiro di Smith, oltre a strumenti e operazioni che più che alla medicina sembrano appartenere a un qualche psicopatico, vi si possono leggere anche delle innovazioni che ancora oggi vengono utilizzate, seppur evolute notevolmente. Vengono infatti introdotti l’uso delle garze, tamponi, bendaggi, stecche per le fratture di arti e punti di sutura. Inoltre l’autore del papiro distingue la figura del chirurgo da quella del medico: a differenza di quest’ultimo, il chirurgo non si limitava a curare un paziente, ma osservava ciò che aveva di fronte, descrivendo ciò che vedeva con una terminologia che fosse adatta e degna di nuove scoperte, anche se molto primitiva e infantile; per esempio il sangue coagulato veniva descritto come una specie di verme dal colore rosso intenso.

Non dire mai “Oooops” in una sala operatoria.
Dr. Leo Troy

Esempio di strumenti chirurgici
utilizzati nell'antico Egitto
In Mesopotamia, nel II millennio a.C., i chirurghi assiro-babilonesi non si distinguevano molto dagli Egizi e anche loro provvedevano nella cura di ferite, fratture e simili in una maniera analoga. Al tempo, però, vigevano regole severissime per loro, infatti secondo il codice di Hammurabi, i chirurghi che fallivano in un’operazione dovevano sottoporsi all’amputazione di arti o falangi come punizione per la loro inettitudine.

Nell’Antica Grecia, uno dei primi medici a lasciare il segno fu Palamidas, che introdusse nella chirurgia l’utilizzo di molteplici strumenti quali forbici, bisturi e coltelli anche se rudimentali, sporchi e mal curati. Nell’Iliade viene anche descritta un’operazione effettuata su Menelao, che era rimasto ferito in guerra da una freccia che gli aveva perforato il polso; il re fu curato da Asclepio, semidio della mitologia greca e adattato a Esculapio dai latini, sinonimo di medico, che oggi viene usato per rappresentarne il simbolo.

Ma il vero apporto alla chirurgia lo possiamo attribuire a Ippocrate, pioniere della medicina: egli esalta la potenza della chirurgia, capace di intervenire dove non arrivava il soccorso ella medicina.

Quaecumque non sanant medicamenta, ea ferrum sanat; quae ferrum non sanat, ea ignis sanat; quae ignis non sanat, ea incurabilia putare oportet.
 
È lui stesso a introdurre il termine da cui oggi deriva la stessa parola: nel suo significato etimologico, Ceirourg ia indica la cura con arti manuali, “lavoro manuale”, tipico del chirurgo che era sempre stato colui che si avvaleva dell’uso della mano, nuda o munita di strumenti, seguendo le indicazioni del suo intelletto razionale.
Ippocrate viene ricordato oggi specialmente per due cose: il giuramento ippocratico, che ogni medico e chirurgo moderno deve fare, e la teoria umorale.

Il giuramento stabilisce il ruolo del medico nella società, incaricato di portare benessere fisico, spirituale, sociale e psicologico al paziente attraverso la giustizia, l’autonomia, la verità e il mantenimento delle promesse senza uccidere o recare alcun danno di proposito.

La teoria umorale invece fu di fondamentale importanza nei secoli successivi: Ippocrate riconosce nella personalità l’origine delle malattie, distinguendo quattro umori principali che vanno a determinare il carattere di ciascun individuo:


  1.  la bile gialla, che se in eccesso porta una persona a essere rabbiosa, collerica, permalosa e irascibile oltre che magra, furba e generosa;
  2.  la bile nera, causa malinconia, magrezza, facendo diventare la persona debole, pallida, triste e in alcuni casi anche avara;
  3.  il flegma, porta invece le persone a essere generose, serene, talentuose e anche pigre;
  4. e infine il sangue o umore rosso, che porta allegria nell’individuo oltre che a un senso di giocosità, ha anche una forte sessualità.


Nonostante le sue abilità chirurgiche e i metodi adottati non fossero molto migliori di quelli degli antichi Egizi, grazie a Ippocrate la chirurgia prende forma ufficiale, aprendo la strada all’anatomia vera e propria, non solo pratica ma anche teorica.
Le sue teorie, saranno di ispirazione per secoli nella storia dell’umanità e della chirurgia, tanto da diventarne il fondamento durante il medioevo, specialmente grazie al medico romano Galeno, di cui ne parlerò nella prossima puntata…



Grazie per aver letto la prima parte e alla settimana prossima con la seconda parte dedicata all’ antica Roma e al Medioevo. 


3 commenti:

  1. Fino al XVIII-XIX secolo si adoperava come anestetico l'alcol (il che significa praticamente far ubriacare il paziente), ma non so quando si è introdotta questa pratica, che probabilmente è molto antica.
    In ogni caso la chirurgia ha avuto modo di svilupparsi molto rapidamente nei campi di battaglia, dove c'erano da svolgere operazioni d'urgenza.

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    1. I sumeri millenni prima utilizzavano l'oppio, in Grecia poi dal VII secolo a.C. si iniziò a usare ossido di etilene, portando i malati in siti geologici perchè respirassero i fumi provenienti dalle faglie, mentre in India si facevano una canna semplicemente. L'alcol si inizió a usare in Cina nel II secolo d.C. mischiando vino ed erbe, quello che accade dopo invece lo racconterò nelle prossime puntate ;)

      Effettivamente la chirurgia, come molte discipline mediche, si sviluppa principalmente sui campi di battaglia, in condizioni pessime. Rimarrai terrificato a scoprire certe cose che combinavano nelle scuole di medicina; ho anche una serie di storie interessanti (quanto disgustose) che faranno accapponare la pelle. La storia della chirurgia sembra più la storia dei metodi di tortura...

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  2. Interessante questo post! ^_^
    Mi fa sorridere pensare che ai tempi dei faraoni gli interventi chirurgici fossero effettuati con gli stessi strumenti della mummificazione. La chirurgia non era certo quella di oggi e le condizioni igieniche dovevano essere pessime! Perciò se l'intervento di chirurgia andava male e il paziente moriva, il chirurgo si occupava della mummificazione subito, grazie all'uso degli stessi strumenti, comodo no? XD (perdona la mia battuta ironica ;-) )
    Oggi ci lamentiamo della medicina odierna, ma chissà quanto devono aver patito i pazienti del passato, poveretti!
    Ciao

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