sabato 14 novembre 2015

Così è (se vi pare)



Il titolo può deviare da ciò di cui voglio veramente discutere. L’ opera dall’ omonimo titolo di Luigi Pirandello? Non esattamente. Voglio parlarvi sempre di uno spettacolo però, forse il più lungo, dispendioso mai realizzato nella storia dell’umanità, uno spettacolo a cui tutti prendiamo o abbiamo preso parte, come spettatori o attori: la religione.

Non credo siate sorpresi di leggere questo tema dopo i fatti avvenuti recentemente. Con tutto il rispetto però che porto verso le vittime dei recenti attentati, dei miei amici parigini che hanno perso, cari e parenti, e allo stesso tempo dei miei amici musulmani che si sono sentiti dare degli assassini, mostri e quant’ altro, non ho intenzione di soffermarmi su questo unico caso, sui fatti parigini del 13 novembre. Perché questa non è che una pagina di mille e mille che porta scritti i nomi di chi ha perso la vita, la speranza e la pace per motivi legati alla religione.

Ogni volta che avviene un attentato vedo persone accanirsi contro il mondo, politici, poliziotti e così via, altri pubblicare foto e immagini con frasi commoventi che in sé non portano un sincero cordoglio ma un messaggio che invita alla semplice memoria, a fare un minuto di silenzio per ricordare o che porta i colori della bandiera su cui del sangue è stato versato.

Sia forse che la morte si combatte con il silenzio, con i colori o le immagini? Io, personalmente, non sono d’accordo. Anne Frank diceva “Le persone morte ricevono più fiori rispetto a quelle vive, perché il rimpianto è più forte della gratitudine”, non è dunque quello che stiamo facendo? Piangere su ciò che non siamo riusciti a prevedere, salvare o evitare? L’ essere umano ha questa incredibile capacità di trasformare le minacce, la morte e la disperazione in denaro sonante.

È facile leggere o sentire un cristiano sostenere che “il cristianesimo moderno non si macchia le mani di sangue come l’islamismo” (commento preso direttamente da Facebook). Dimentichiamo dunque tutte le stragi avvenute per mano della Chiesa nel corso dell’“evoluzione” dell’uomo? Io non dimentico. E non lo voglio fare perché per me è una mancanza di rispetto verso quelle persone che si sono viste portare via la vita con una scusa, oltre a essere un’orrenda dimostrazione di indifferenza, se non ignoranza. Cristiani e islamici, hanno le mani bagnate di sangue in egual modo. L’ unica cosa che cambia sono le armi con cui queste due religioni, “ideologie” hanno combattuto le loro guerre e come sono state accolte dal mondo.

Oggi è molto più facile condividere queste notizie, fatti e avvenimenti, grazie a social network e mezzi di comunicazione, di conseguenza è molto più facile scandalizzarsi ed esprimere il proprio odio e la propria disapprovazione.

Ma così è. Non esiste chi ha più o meno colpa, cristiani e islamici hanno torto entrambi e si portano alle spalle motivi che sono inutili e senza fondamento nello stesso identico modo. Nessuno ha più o meno ragione, nessuno ha più o meno torto. È una guerra alla pari, per quanto riguarda fanatismo e fondamenti.

O almeno io non vedo nessuna differenza.

Vi vedo affannati a cercar di sapere chi sono gli altri e le cose come sono, quasi che gli altri e le cose per sé stessi fossero così o così” dice Pirandello proprio nella sua opera. Cerchiamo una verità unica, che però è relativa e, alla fine, non esiste. In uno stesso istante esistono più o meno punti di vista, anche se apparentemente contradditori, e ciascuno è coerente in sé stesso. La verità è che Dio, le persone e la verità cambiano nel tempo, nei luoghi e nelle circostanze. 


Perdonatemi per quelle che sono le mie parole, forse penserete siano banali è scontate ma io le ritengo vere: l’unica guerra che andrebbe combattuta è l’indifferenza, l’ignoranza. L’ unica vera lotta va fatta con sé stessi e il proprio cuore, la propria mente e la propria anima.

In questo teatro dell’assurdo che è il mondo, l’odio, la guerra aspettiamo Dio e combattiamo per esso. Non è forse così?

Aspettiamo. Che qualcosa cambi. Aspettiamo che qualcuno dia un senso alla nostra vita ed esistenza. Ma arriverà mai Dio?

Nel Corano si dice “Dio ha creato l’uomo da un grumo di sangue” (Sura 96:1—2) “Allah è il creatore del mondo è dell’uomo. Ma l’uomo non è stato creato a immagine di Dio” (Sura 55:1-7), nella Bibbia “Dio ha creato l’universo e l’uomo a sua immagine e somiglianza. Egli rivela la sua essenza nella creazione.” (Giovanni 1:14-15).



Chi ha ragione? Qual è la verità? Forse se aspettiamo Dio, la risposta arriverà. Ma quando arriverà questo Dio?
Dio è morto e con lui l’uomo, nello stesso sangue in che è stato versato per salvarlo e per crearlo.


Nel cuore d’ ogni uomo c’è un vuoto che ha la forma di Dio
-Blaise Pascal




Nota finale al lettore: gli argomenti trattati e le parole scritte in questo articolo, sono frutto di una riflessione personale e soggettiva. Invito le persone che volessero commentare a farlo in maniera educata, siccome le idee altrui, per quanto siate d’accordo o meno con esse, si analizzano con rispetto e non con odio. Grazie per aver letto il mio post.


2 commenti:

  1. Si rifletteva un tempo: "E' Dio che ha creato l'uomo o piuttosto è l'uomo che ha creato Dio?"
    Come dicevo in un altro blog: Dio, sono arrivato a pensare, è quello spirito che spinge il tutto a essere invece che a non essere, la probabilità improbabile dell'ordine contro il caos, della vita autoconsapevole contro il nulla.

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    1. L' uomo ha dentro un desiderio inestirpabile di senso, significato, di felicità e non accetta il nulla. Quindi fondiamo la nostra esistenza proprio sulla ricerca del suo significato, chiedendo a un Dio quale esso possa essere. Ma in effetti, chi stiamo interrogando? Noi o Dio? Dio non è che una nostra creazione, la risposta a quella domanda a cui non sappiamo trovare una risposta. Perché viviamo? Per avere poi una vita migliore che ci è stata promessa da Dio stesso, da noi stessi? No, viviamo per vivere ed è a questo che certi uomini non riescono a trovare un senso.
      Che bella riflessione Marco :)

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