Oggi vi voglio parlare di una delle mie poesie preferite, di cui apprezzo particolarmente gli ultimi versi, che hanno fatto parte della mia tesina di maturità associata alla foto che vedrete alla fine. Quindi condivido i miei pensieri sulla vita e la poesia, senza pretendere che essi siano giusti o sbagliati. Siete liberissimi di criticare e lasciare la vostra opinione!
Dunque perché vi parlo di una creazione
di Eugenio Montale?
Molti di voi potranno
pensare che discutere di poesia e specialmente di un autore che viene studiato
a scuola, possa essere noioso ma non sono qua per farvi l’analisi del testo.
Personalmente credo che una delle ultime cose che si debba fare quando si ha di
fronte una poesia sia farne proprio la parafrasi e analizzarla.
Di certo Montale non
aveva come fine primo quello di far diventare matti gli studenti tra rime,
allitterazione ecc., quindi sorvoliamo!
Iniziamo dunque: cos’è
la poesia?
È forse estetica? Puro
intrattenimento? No. La poesia è evasione, fuga da quella realtà che non corrisponde
alle nostre aspettative, quella realtà con cui Montale e molti altri poeti sono
in disarmonia.
Cosa rappresenta
dunque questa poesia?
Vi lascio il piacere
di leggerla, prima di esporvi il mio punto di vista.
Maestrale
S'è rifatta la calma
nell' aria: tra gli scogli parlotta la maretta.
Sulla costa quietata, nei broli, qualche palma
a pena svetta.
Una carezza disfiora
la linea del mare e la scompiglia
un attimo, soffio lieve che vi s'infrange e ancora
il cammino ripiglia.
Lameggia nella chiara
la vasta distesa, s'increspa, indi si spiana beata
e specchia nel suo cuore vasto codesta povera mia
vita turbata.
O mio tronco che additi,
in questa ebrietudine tarda,
ogni rinato aspetto coi germogli fioriti
sulle tue mani, guarda:
sotto l' azzurro fitto
del cielo qualche uccello di mare se ne va;
né sosta mai: perchè tutte le immagini portano scritto:
"più in là!".
Personalmente trovo a
dir poco stupendi questi ultimi quattro versi in particolare. La foto che ho
associato l’ho scattata durante uno dei miei viaggi e secondo me rispecchia la
poesia. Vediamone insieme il significato.
Montale ci propone
delle immagini: la costa tranquilla, le palme che ornamentano le strade e i
giardini, il mare con piccole onde create dal delicato vento. Immagini di una
realtà tranquilla, dolce e armoniosa, illusoria e inconsistente.
Come uccelli di mare,
voliamo nel cielo leggeri guardando quello che ci aspetta, che ci circonda. Queste
immagini, che compongono la realtà, non bastano all’ uomo, che cerca
costantemente la libertà, l’imprevisto, altro, qualcosa di più. La quiete del
paesaggio non riflette le inquietudini, il turbamento della vita.
Proprio come nella sua
altra poesia “Forse un mattino andando in
un’aria di vetro”, ci ritroviamo di fronte a una realtà che non esiste ed è
come uno schermo che proietta immagini ma che, alla fine, non è nulla. “Qualche”
uomo è come un uccello di mare, vola nel vuoto, insoddisfatto contemplando dal
cielo la carcassa del mondo con gli occhi del poeta.
La foto l’ho scattata
alla fine della quarta liceo, durante un viaggio con mio padre. Andammo in Perù
per un congresso di medici e veterinari e una volta terminato, passammo qualche
giorno nel mezzo della Foresta Amazzonica, oltre Iquitos, lontani dalla civiltà.
Eravamo a bordo di una barca sul Rio delle Amazzoni, il cielo era coperto di
nuvole ma un unico uccello volava nell’ aria osservando quello che lo
circondava.
Guardava gli esseri
umani sotto di lui, viaggiatori giunti in capo al mondo alla ricerca di
qualcosa o di qualcuno, che sono scappati dalla realtà di tutti i giorni. Forse
di sé stessi o di quella felicità che possono solo immaginare ogni singolo
giorno. E dei loro sogni, irraggiungibili e lontani come le nuvole che solcano
il cielo insieme a quell’ essere, non rimane che un’immagine distante,
irraggiungibile se non si è un uccello di mare. E si continua a credere in
quell’ illusione che è allo stesso la consapevolezza che causa il mal di
vivere, che i sogni siano così vicini, eppure così lontani. Nel cielo, come le
nuvole.
Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori
lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”,
e non sanno perché. I loro sogni hallo le forme delle nuvole.
Charles
Baudelaire
Bellissima :) interpretazione che condivido. Si scrive per impreziosire un attimo, perche' urge parlarne, perche' non si ha altro mezzo che lasciare un "po' piu' in la" le proprie immaginazioni...
RispondiEliminaEsatto :) mi sembrava meraviglioso condividere quesa mia riflessione e vedere se per gli altri aveva lo stesso significato.
EliminaQuesta poesia non mi è piaciuta molto perché Eugenio Montale è troppo fissato con la negatività
RispondiEliminaSolo chi è spinto da quella voce interna che sussurra:-... più in là!- riesce a VEDERE oltre quel muro che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia! È così che viene superato l' apparente negativita'di Montale. Fantasmina.
RispondiEliminaHo una domanda. Cosa simboleggia il paesaggio descritto da montale?
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