Come alcuni di voi sanno, studio veterinaria. Ma in
realtà ho sempre avuto una grande passione per la medicina in generale,
specialmente per la chirurgia. Mi sembrava giusto quindi, scrivere una serie di
articoli per raccontarvi le origini di questa disciplina, che un giorno spero
di poter praticare. Spero vi interessi e vi affascini almeno un po’!
E iniziamo quindi con il primo di una serie di articoli,
per percorrere insieme l’evoluzione di una disciplina che ha cambiato il mondo
e unisce magia, arte, scienza e tradizione, ma che a contempo è anche
raccapricciante e folle. Buona lettura!
Storia della chirurgia: 1ª parte
L’ abolizione del dolore in
chirurgia è una chimera. Bisturi vorrà sempre dire dolore.
Dr. Alfred Velpau,
chirurgo francese, 1839
Dagli Egizi all’antica Grecia
Si pensa che la chirurgia sia una disciplina moderna,
sviluppatasi soprattutto negli ultimi decenni e nata appena qualche secolo fa.
In realtà la sua origina risale a millenni e millenni fa, trovando le sue
origini nell’ Antico Egitto.
All’epoca dei faraoni, vi era già una forma di curare
alcune patologie, seppur in maniera molto rudimentale e mischiando religione e
magia con la medicina. Un primo trattato di chirurgia venne scritto nel 2700
a.C. dal sacerdote Imhotep che alla sua morte venne deificato e riconosciuto
come dio della medicina.
Successivamente venne scoperto un trattato risalente al
1600 a.C., che oggi si conosce con il nome di papiro di Edwin Smith e raccoglie
ben 48 casi clinici, dove si distinguono diversi traumi, tumori e fratture, con
le rispettive cure utilizzate e gli strumenti chirurgici adoperati. Vengono descritte
amputazioni, trapanazioni effettuate a mano senza alcuna forma di anestesia previa,
talmente dolorose da causare spesso la morte del paziente durante il
trattamento.
Un esempio: per operare una ferita profonda si procedeva
facendo un’incisione con coltelli utilizzati per la mummificazione, e dopo aver
effettuato le dovute riparazioni, si procedeva a chiudere l’apertura con le
stesse cuciture utilizzate per l’eviscerazione delle mummie. Si continuava poi
ponendo carne cruda sulla ferita legata con delle fasce, per fermare la
fuoriuscita di sangue, per un giorno; infine si ricopriva con unguenti che
potevano essere di gesso e miele per impedire infezioni, sali di rame e sodio
per diminuire le secrezioni e aiutare la cicatrizzazione, oppure foglie di salice
e ammoniaca per curare le infiammazioni.
Nel papiro di Smith, oltre a strumenti e operazioni che
più che alla medicina sembrano appartenere a un qualche psicopatico, vi si
possono leggere anche delle innovazioni che ancora oggi vengono utilizzate,
seppur evolute notevolmente. Vengono infatti introdotti l’uso delle garze,
tamponi, bendaggi, stecche per le fratture di arti e punti di sutura. Inoltre l’autore
del papiro distingue la figura del chirurgo da quella del medico: a differenza
di quest’ultimo, il chirurgo non si limitava a curare un paziente, ma osservava
ciò che aveva di fronte, descrivendo ciò che vedeva con una terminologia che
fosse adatta e degna di nuove scoperte, anche se molto primitiva e infantile;
per esempio il sangue coagulato veniva descritto come una specie di verme dal
colore rosso intenso.
Non dire mai “Oooops” in una sala operatoria.
Dr. Leo Troy
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Esempio di strumenti chirurgici
utilizzati nell'antico Egitto |
In Mesopotamia, nel II millennio a.C., i chirurghi
assiro-babilonesi non si distinguevano molto dagli Egizi e anche loro
provvedevano nella cura di ferite, fratture e simili in una maniera analoga. Al
tempo, però, vigevano regole severissime per loro, infatti secondo il codice di
Hammurabi, i chirurghi che fallivano in un’operazione dovevano sottoporsi all’amputazione
di arti o falangi come punizione per la loro inettitudine.
Nell’Antica Grecia, uno dei primi medici a lasciare il
segno fu Palamidas, che introdusse nella chirurgia l’utilizzo di molteplici
strumenti quali forbici, bisturi e coltelli anche se rudimentali, sporchi e mal
curati. Nell’Iliade viene anche descritta un’operazione effettuata su Menelao,
che era rimasto ferito in guerra da una freccia che gli aveva perforato il
polso; il re fu curato da Asclepio, semidio della mitologia greca e adattato a
Esculapio dai latini, sinonimo di medico, che oggi viene usato per
rappresentarne il simbolo.
Ma il vero apporto alla chirurgia lo possiamo attribuire
a Ippocrate, pioniere della medicina: egli esalta la potenza della chirurgia,
capace di intervenire dove non arrivava il soccorso ella medicina.
Quaecumque non sanant
medicamenta, ea ferrum sanat; quae ferrum non sanat, ea ignis sanat; quae ignis
non sanat, ea incurabilia putare oportet.
È lui stesso a introdurre il
termine da cui oggi deriva la stessa parola: nel suo significato etimologico, Ceirourg ia
indica la cura con arti manuali, “lavoro manuale”, tipico del chirurgo che era
sempre stato colui che si avvaleva dell’uso della mano, nuda o munita di
strumenti, seguendo le indicazioni del suo intelletto razionale.
Ippocrate viene ricordato oggi
specialmente per due cose: il giuramento ippocratico, che ogni medico e
chirurgo moderno deve fare, e la teoria umorale.
Il giuramento stabilisce il ruolo
del medico nella società, incaricato di portare benessere fisico, spirituale,
sociale e psicologico al paziente attraverso la giustizia, l’autonomia, la
verità e il mantenimento delle promesse senza uccidere o recare alcun danno di
proposito.
La teoria umorale invece fu di
fondamentale importanza nei secoli successivi: Ippocrate riconosce nella
personalità l’origine delle malattie, distinguendo quattro umori principali che
vanno a determinare il carattere di ciascun individuo:
- la bile gialla, che
se in eccesso porta una persona a essere rabbiosa, collerica, permalosa e
irascibile oltre che magra, furba e generosa;
- la bile nera, causa
malinconia, magrezza, facendo diventare la persona debole, pallida, triste e in
alcuni casi anche avara;
- il flegma, porta invece
le persone a essere generose, serene, talentuose e anche pigre;
- e infine il sangue o
umore rosso, che porta allegria nell’individuo oltre che a un senso di
giocosità, ha anche una forte sessualità.
Nonostante le sue abilità
chirurgiche e i metodi adottati non fossero molto migliori di quelli degli
antichi Egizi, grazie a Ippocrate la chirurgia prende forma ufficiale, aprendo
la strada all’anatomia vera e propria, non solo pratica ma anche teorica.
Le sue teorie, saranno di
ispirazione per secoli nella storia dell’umanità e della chirurgia, tanto da
diventarne il fondamento durante il medioevo, specialmente grazie al medico
romano Galeno, di cui ne parlerò nella prossima puntata…
Grazie
per aver letto la prima parte e alla settimana prossima con la seconda parte
dedicata all’ antica Roma e al Medioevo.